Lei non conosceva la propria
bellezza, come il cigno nero al di là
dell’equatore la dava per scontata.
Dove camminava risuonava una
melodia, veleggiando attorno agli
ostacoli della vita.
La musica era il suo cuore, i suoi
passi una danza imperscrutabile
che incantava e atterriva.
Camminava con difficoltà perché
era stata fatta per librarsi tra le
nuvole, libera.
Apparve d’inverno e rimase
pensosa mentre gli occhi
scambiavano una misteriosa promessa.
E tutto appariva perfetto perché
quando guardi troppo a lungo la
Luna, ella entra dentro di te.
Di tanta meraviglia è intriso
l’universo, ma sopra ogni cosa
splende Lei.
(di Igor Comunale)