Aperti gli occhi, vidi che era buio, ma già albeggiava e la luce filtrava dalle serrande chiuse.
Forse avevo fatto un sogno, ma non ne ero sicuro. Perché spesso i miei sogni e la realtà si sovrapponevano in un gioco di specchi e riferimenti esoterici appena accennati.
Eppure ero vivo. Inalai lentamente e poi espirai come fosse la prima volta che lo facevo.
Ero solo, ma non del tutto. Aleggiava ancora una presenza che non sapevo definire. Forse era lei, forse era un’altra persona… oppure era il fantasma composto dei miei rimpianti e dei miei fallimenti.
Allungai la mano verso il lato del letto vuoto e freddo. Non incontrerai ostacolo, ma la mano formicolava come un arto fantasma.
Un insieme di volti. Uno che era molti. Spettri di baci dati troppo in fretta e di amplessi perduti nello spazio siderale.
La mia stessa identità perduta nel moto di un gesto vano.
Sono io o sono loro? Dove finisco io e dove inizia la loro presenza persistente?
Sono solo e non lo sono. Loro sono tutte con me. Frammenti di anima scomposti. Desideri innominabili perduti nel tempo indifferente.
Oggi non so chi sono.
Eppure lo so.
(di Igor Comunale)