Ora che vi ho presentato i personaggi principali, parliamo un po’ di ambientazione. Nella stesura di questa trilogia ci sono alcuni capisaldi nell’ambientazione che ho voluto mantenere:
– il mondo dove si svolgono le vicende è prettamente umano, niente elfi o nani del fantasy classico.
– la magia esiste nel mondo, ma è vista dalla maggior parte della popolazione come pericolosa e poco affidabile.
– i sacerdoti ottengono dei poteri dalla loro fede, ma si tratta soprattutto di miracoli di guarigione e protezioni contro le forze maligne.
– i mostri esistono, ma sono pochi e la popolazione è perlopiù all’oscuro della loro esistenza.
– esistono creature fatate schive e che gli uomini non incontrano mai, preferendole relegate alle leggende. Il popolo delle fate è variegato, inaffidabile e volitivo. Persino spaventoso a volte. Le fate sono folli dall’ottica umana, imprevedibili nei loro sbalzi d’umore.
– la scoperta della polvere nera è cosa comune. In guerra si usano pistole, moschetti e cannoni.
Queste scelte le ho fatte per veicolare l’idea di un mondo oscuro e pericoloso. L’uomo ignaro convivente di esseri più antichi e irrazionali. Un genere che mi ha sempre affascinato è quello del fantasy horror, una contaminazione che da qualche anno apprezzo molto. Unisce le mie due anime, quella di appassionato di fantasy e quella di amante dell’orrore, senza sacrificare nessuna delle due.
Non mi interessano più di tanto, ad esempio, le dettagliate descrizioni anatomiche dei mostri, ma quanto veicolare l’orrore, l’innaturalezza delle forme, la follia di concepire anche soltanto l’esistenza di queste cose con la mera e inferiore ragione umana.