La Marcia del Folle

Provi anche tu
Ciò che io sento
Quando ti vedo
E il respiro si gela
Al pensiero di noi
Uniti dal fato?

Ma le foglie caduche
Mal sopportano
L’autunno dell’anima
E cadono meste
Prostrate all’inverno.

E la mia strada è segnata
Nell’accogliente solitudine
Che avvolge i miei passi
Mentre il tempo crudele
Disgrega ogni cosa.

Nessuno perdona gli Amanti
E il Folle continua la sua marcia sul baratro.

(di Igor Comunale)

Bellezza

La Bellezza
È un vestito
Che non passa
Mai di moda

Non ha tempo
Non ha età
E si fa amare
Solo da chi
La riconosce

Che sia levigata
O rugosa
La posso vedere
Nei tuoi occhi

Non importa quanto tempo ci separerà,
non smetterò mai di vederla e di riconoscerla
In Te

(di Igor Comunale)

Riflessi Perduti

Ho appeso il mio cuore
a una lacerata speme.

Batte flebile vita nei
sogni spezzati, restano
rovine specchi infranti
di riflessi perduti.

Lame amare lacerano
la pelle, il petto, i sogni.

Se l’oscurità potesse
avere carne, oggi sarebbe
la mia.

(di Igor Comunale)

Acciaio Temprato

Ho visitato abissi
profondi nei pozzi
cerulei che mostri
al freddo mondo.

Il corpo non mostra che
una minuscola frazione
della sofferenza celata
agli occhi dell’uomo
laddove luce non giunge.

Ma dove più grande si trova
il dolore si scorge il desiderio
ardente di rivalsa e il coraggio
di chi non intende suggellare
alcun armistizio con la vita.

Sento questo quando vedo
quegli occhi splendenti e
percepisco questo e molto
altro in quella voce che, quasi
incrinata, mai si spezza.

Se l’acciaio temperato di cui
si compone l’anima potesse
avere un nome,
sarebbe il tuo.

(di Igor Comunale)

Questo Corpo

Questo corpo
il mio estraneo
d’ossa, muscoli,
nervi e pelle.

La mia immagine
fisica residua,
avatar virtuale nel
mondo materiale.

Questo corpo
non sono io,
questo corpo
sono io.

Permutazioni.

Cuore che batte,
sangue che scorre,
impulsi elettrici del
sistema nervoso.

Pensieri come
lampi squarciano
la nera notte,
il sonno lontano.

Ricerca di un senso.
Nonsenso percepito.

Scorrono nella mia
esistenza altre vite.

Giungono, lasciano,
trasformano, vanno.

Questo corpo
non sono io.

Sono la composizione
folle di un artista malato.
Sono il mostro ricucito
di frammenti di vita.
Sono un’anima tormentata
che muore di esistenza.

Questo corpo sono io.

(di Igor Comunale)

Abisso

Erano gli occhi
più scuri che mai
avessi incontrato.

Ed era facile
lasciarsi cadere
dentro di essi.

Caddi in quel
nero abisso e
mi persi in esso.

Tentai di uscire
da essi, di tornare
alla luce crudele.

Ma sono nei miei
sogni, non mi
abbandonano mai.
Non sono mai
uscito da quei
neri occhi.

La mia anima è ancora là,
senza via di scampo alcuna.

(di Igor Comunale)

Lussuria

Voluttuosa anarchica creatura
ti muovi tra lenzuola di seta
sacra come un’icona
profana come una cortigiana.

Tua è la passione che si specchia
in neri occhi profondi di perdizione.

Ti muovi sinuosa e commuovi
col tuo canto di sirena,
struggente rivelazione di moti
segreti e inconfessabili dell’anima.

Non è per te la pace né
il sereno contemplare
di quieti santi e eremiti.

Tua è la fierezza che infiamma
i lombi di pulsioni proibite che
atterriscono gli spiriti mansueti.

‘Fuggite o consumatevi!’
urli forsennata,
menade selvaggia,
creatura indomata
d’inquieta natura.

(di Igor Comunale)

Tutti i Miei Difetti

Ho coltivato tanti di quei difetti
che potrei dipingerne il cielo.

Fumo troppo quando sono nervoso.
Mi infurio per le cose che non posso cambiare.
Non ricordo mai le scadenze.
Aspetto sempre di fare le cose all’ultimo momento.
Sono testardo, intrattabile, taciturno.

E sogno in grande, troppo in grande.
E vivo la mia fantasia come se fosse reale.
E combatto per un sogno per quanto sembri impossibile.
E amo forte, tanto forte, senza compromessi.

Poi c’è la mia Ombra, il mio lato oscuro.
Quello che mi attanaglia di disperazione.
A volte per me, a volte per il mondo, a volte per l’intero universo.

Ti dono tutti questi difetti, se li vorrai accogliere.
Ti dono tutto quello che sono, per te che sei luminosa e oscura.
Lascia i miei pregi per chi si accontenta della mia superficie.
Lasciali a coloro a cui non appartengo.

(di Igor Comunale)

Dormo

Dormo
come fossi morto.
Il mio corpo
sprofonda piano
in questo letto
troppo vuoto e freddo.
La sagoma di un accappatoio
vuoto, senza forma.
Un profumo nell’aria aleggia
senza senso.
Scorrono minuti, ore, giorni.
Interminabile silenzio.
Echi di risate lontane.
Dormo.

(di Igor Comunale)

I Tuoi Doni

Come può esistere qualcosa
che abbia lo stesso valore dei
doni che mi hai dato?

Come posso trovare al mondo
un oggetto che possa esprimere
cosa provo nel profondo?

Non esiste qualcosa di simile,
perché i tuoi doni superano ogni
ricchezza concepibile…

Tu mi hai donato tutto quello
che serve ad affrontare il mondo.
Da te ho avuto vita, con te ho
imparato ciò che non si può
insegnare.

Da te ho ricevuto la forza di
affrontare ogni avversità, di
non arrendermi anche quando
tutto sembra perduto.

Anche se non ne parlo mai,
quando mi sento sconfitto,
quando mi sento solo…
è a te che penso.

Ed è il tuo pensiero che mi dona
ogni volta ancora vita, come quella
prima volta in cui mi desti i natali.

Le parole sono misera cosa
non bastano ad esprimere
cosa provo nel profondo
della mia anima.

Tu sei il mio esempio, la mia vita.
Tutto ciò che sento per te non
è esplicabile con le parole.

Oggi e per sempre sei tu il mio
riferimento in questo mondo folle.
E io per sempre sono parte di te.

(di Igor Comunale)